Fondazione Pietro Rossini presenta I give you my word, I give you my world, mostra personale di Elena Bellantoni (Vibo Valentia, 1975) curata da Francesca Guerisoli presso il Rossini Art Site di Briosco dal 27 settembre al 29 ottobre 2017.
La mostra riunisce due progetti site specific pensati per la Fondazione Pietro Rossini e diverse performance e installazioni in cui l’artista ricorre alla strategia del gioco, inteso sia come mettersi in gioco sia come attitudine infantile generalmente persa nell’età adulta, per tracciare un percorso sul rapporto tra corpo, relazione, scrittura e immagine.
Le opere di I give you my word, I give you my world (ti do la mia parola, ti do il mio mondo) lavorano con le parole che nominano la realtà e le nostre emozioni. La parola è il più piccolo frammento della comunicazione, un significante che porta un significato, un’astrazione simbolica che nasce accanto all’oggetto o all’azione che rappresenta. Etimologicamente, “parola” deriva dal verbo greco “para ballo”, che significa “giro intorno a qualcosa”. Elena Bellantoni propone un gioco linguistico, non verbale ma fisico, messo in moto da opere spaziali nelle quali il pubblico è invitato a essere parte attiva di un confronto con l’artista. Il titolo della mostra è esso stesso un gioco linguistico, che sottolinea lo slittamento di significato tra i concetti di “parola” e “mondo”, che diventano i protagonisti di una personale ricerca artistica sulla parola: dare la parola è la possibilità di manifestare un pensiero rendendolo visibile, è l’espressione di prendersi un impegno con qualcuno e quindi di entrare in relazione con esso.
I give you my word, I give you my world è dunque un percorso nella poetica di Elena Bellantoni. La parola diventa mondo, terreno di gioco, campo dell’arte in cui l’artista e l’altro si fronteggiano e si sfidano dando vita a nuove, personali, narrazioni. Le regole del gioco sono chiare, il setting che accompagna ogni “gioco” è ben delineato dell’artista e “chi partecipa al percorso accetta di mettersi in gioco e anche di correre dei rischi, perché l’arte è un gioco serio”, afferma Elena. Il linguaggio tesse nuovi paesaggi creando un discorso insieme intimo e pubblico, che l’artista scrive e incide restituendone le tracce: intrecciate, tese, scritte e appese le parole giocano con il mondo e, mute, ne delineano i contorni.