La Fondazione Pietro Rossini è lieta di presentare ‘TRACCE’, un’esposizione ospitata dal Container che trova luogo negli spazi verdi del Rossini Art Site, in cui vengono messi in mostra gli oggetti, le opere e le testimonianze delle performance realizzate a Briosco dagli artisti Cesare Viel, Italo Zuffi e il duo Alis/Filliol.
Con la riapertura al pubblico del Rossini Art Site, a partire da lunedì 28 marzo il Container espositivo presenta elementi di documentazione dei progetti che la Fondazione Pietro Rossini realizza ogni anno con artisti contemporanei che si confrontano con il parco di sculture della collezione Rossini e con gli spazi architettonici del padiglione concepito dall’architetto americano James Wines, massimo esponente della Green Architecture, attraverso installazioni o performance di carattere temporaneo. La Fondazione, con la sua attività di promozione e diffusione – in tutte le forme possibili – della cultura delle arti contemporanee e performative, ripercorre in questa occasione le tracce effimere di tre grandi artisti, rivive i segni di ciò che resta del loro passaggio attraverso dispositivi video, foto ed oggetti che riaffermano la memoria di quegli eventi degli anni passati.
Nel 2011, Cesare Viel presentava, nella mostra personale a cura di Francesca Guerisoli Facciamo fluire via le nostre frasi, quattro installazioni audio in una raccolta di narrazioni sonore scritte e recitate dall’artista nel corso degli anni Duemila. Uno spazio mentale che poneva in relazione autore e fruitore e al contempo dava vita ad una percezione differente dello spazio interno ed esterno al padiglione della Fondazione Pietro Rossini. In occasione della mostra era stato realizzato un cd in 100 copie numerate e firmate dall’artista contenente i quattro progetti audio: Facciamo fluire via le nostre frasi (2011) era un “esercizio di concentrazione” liberamente ispirato all’antica azione del lavaggio dei panni presso i lavatoi, in cui l’artista alludeva al divenire di un pensiero e alla formalizzazione di una frase; Aladino è stato catturato (2000) consisteva nell’audio dell’omonima performance in cui Viel, rinchiuso per tre ore in una gabbia di legno, leggeva e trascriveva i responsi dei tarocchi su fogli di carta; in Domande per il corpo (2006) l’artista recitava le domande e le risposte realizzate per l’installazione composta da sette striscioni, esposti in due vie centrali di Montesilvano e Genova, con una serie di interrogativi sulla percezione e la considerazione del corpo, privato e pubblico; e infine Giorno e notte (2010) era un discorso a forma di singhiozzo che inscenava un’ossessione, quella del tentativo forte di comunicare con il mondo attraverso la sottile fessura tra il dentro e il fuori, l’io e l’altro.
Nel 2012 Italo Zuffi presentava il progetto La penultima assenza del corpo, a cura di Antonio Grulli. Si trattava di due performance autonome, concepite come distinte, che l’artista ha unito, mettendole in relazione attraverso un temporaneo movimento comparativo (somma e sottrazione) che focalizzava sul corpo, o meglio sul concetto di corporeità intesa nella sua valenza singola e collettiva. Due stanze, due attori, due narrazioni, un aneddoto e un’allegoria che raccontavano l’Italia e allo stesso tempo i corpi, in uno slittamento continuo da una dimensione fisica e materiale ad una sociale, in cui la distinzione tra gli individui era maggiormente sfumata e difficile da definire.
Infine nel 2013 Alis/Filliol presentavano #1 (Calco di due corpi in movimento nello spazio), una performance che ha riproposto, ricontestualizzato negli spazi della Fondazione, un intervento realizzato dal duo di artisti nel 2010 presso Cripta747 a Torino. Alis/Filliol hanno ingaggiato una battaglia a colpi d’argilla, stratificando materia all’interno del bellissimo padiglione, opera di James Wines. Ogni colpo d’argilla era un elemento primitivo di scultura recante la loro impronta. Dopo il lancio ciascun colpo si andava a fondere con lo spazio, attraversandolo, perforandolo, schiacciandosi su di esso. Lo spazio assumeva progressivamente la scrittura dei veloci spostamenti che era necessario fare per evitare di essere colpiti. Ogni superficie diventava la matrice negativa del movimento. L’attenzione degli artisti era tutta su loro stessi, sulla verticalità del corpo rispetto al vuoto dello spazio orizzontale, sui movimenti, gli spostamenti, la fatica, finché il gioco non prendeva decisamente il sopravvento.
La Fondazione Pietro Rossini, attraverso il Progetto Container, interpreta la vocazione dell’istituzione di portare l’arte moderna e contemporanea dove normalmente non c’è, per farla fruire ad un pubblico più ampio rispetto agli abituali frequentatori di musei e gallerie. La soluzione espositiva mobile e modulare del Container, per la nuova stagione 2016, ci permettere di ricordare le Tracce di Cesare Viel, Italo Zuffi e il duo Alis/Fillol non solo attraverso la documentazione, ma riproponendo anche i video delle tre performance integrali (credits Daniele Pellizzoni).