Fondazione Pietro e Alberto Rossini
con la collaborazione di Rossini Art Site
per il ciclo “Gli Amici di Alberto Rossini”
presenta
Circolo Bergman (Paolo Giorgio, Sarah Chiarcos, Marcello Gori)
m o n u m e n t a
a cura di Francesca Guerisoli
Sabato 14 maggio 2022
Fondazione Pietro e Alberto Rossini c/o Rossini Art Site, Briosco
Ingressi alle ore 16.30 e 18.30 con prenotazione obbligatoria
Talk con Lisa Parola, autrice di Giù i monumenti? Una questione aperta (Einaudi, 2022), ore 17.30
Fondazione Pietro e Alberto Rossini, con la collaborazione di Rossini Art Site, sabato 14 maggio 2022 presenta m o n u m e n t a, il nuovo progetto context-specific di Circolo Bergman, collettivo di teatro sperimentale composto da Paolo Giorgio, Sarah Chiarcos, Marcello Gori, a cura di Francesca Guerisoli. Il progetto si inserisce nel ciclo annuale “Gli Amici di Alberto Rossini”, giunto alla sua settima edizione, dedicata al rapporto del collezionista scomparso nel 2015 con gli artisti e le opere presenti nel parco d’arte moderna e contemporanea.
Il parco creato da Alberto Rossini tra gli anni Ottanta e i primi del nuovo secolo deve la sua atmosfera unica anche alla presenza di diverse sculture monumentali, realizzate da artisti di rilievo internazionale. Tra queste, ce n’è una sul cui autore non c’è certezza, con una storia controversa e una forma che la contraddistingue da quella di tutte le altre. Non si tratta di una scultura monumentale, ma di un vero e proprio monumento: una fusione in bronzo raffigurante Vladimir Il’ič Ul’janov, universalmente noto come Lenin.
Secondo alcune ricerche recenti, la statua sorgeva in una piazza di Jõhvi, piccola città nel nord-est dell’Estonia, a soli cinquanta chilometri dal confine con la Russia. Fu rimossa nel 1991, seguendo il destino di monumenti analoghi alle porte della fragorosa dissoluzione dell’Unione Sovietica. Il viaggio che la portò in Italia, fino a trovare collocazione definitiva nel parco, è una storia affascinante, che illumina da un nuovo punto di vista il rapporto di Alberto Rossini con le opere d’arte e la storia, così come la lenta composizione del luogo che le ospita.
Un anno dopo la presentazione di Wabi, passeggiata sonora dedicata alle opere di Hidetoshi Nagasawa presenti nella collezione Rossini, Circolo Bergman con m o n u m e n t a propone un nuovo intervento immateriale nel parco. Una camminata sonora che inizia come un’indagine, cercando di capire come sia potuta finire in piena Brianza una statua di Lenin. Da questo interrogativo, in breve tempo allarga il suo spettro a domande oggi più che mai fondamentali: che rapporto abbiamo con i monumenti? con la storia di cui sono stati eletti a testimoni ingombranti? con le figure erette al centro dello spazio pubblico e poi abbattute? Temi, questi, che risuonano con ancora più forza, in un tempo in cui il rumore delle statue cadute al suolo nelle piazze dell’Est Europa viene cancellato dal fragore dei bombardamenti.
Nel parco della collezione Rossini, i partecipanti a m o n u m e n t a, guidati da un sistema di cuffie wireless, attraverseranno un percorso immersivo che intreccia la storia personale dei corpi, degli oggetti, dei desideri, a quella storia con la “S” maiuscola che spesso tende a soffocarli, ricordandoci che la libertà si fonda sulla nostra capacità di leggere l’universo di segni nel quale siamo immersi. Al termine della performance e per tutta la stagione estiva, nel parco sarà allestita un’installazione che genera da m o n u m e n t a.
“Quando ci è stato proposto di lavorare attorno al bronzo di Lenin era dicembre e stava per arrivare il primo Natale in cui, dopo la pandemia, si sarebbe potuto di nuovo stare seduti insieme allo stesso tavolo. L’idea di riflettere sullo statuto del monumento, in un’epoca in cui il modello di narrazione simbolica che propone viene messo in crisi in varie parti del mondo, ci è sembrata subito affascinante. In quel momento, però, l’invasione russa dell’Ucraina era ancora un evento inimmaginabile. Guardare questa statua adesso, mentre i giornali rilanciano notizie che rendono il futuro incerto, ci ha messo di fronte a un materiale incandescente. Vorremmo che ciascun partecipante potesse chiedersi in che posizione ritiene giusto mettersi di fronte al flusso di eventi, epocali o marginali, che giorno dopo giorno compone la nostra storia; e che possa farlo sia come singolo, sia come membro della piccola comunità temporanea con cui vivrà questa esperienza”. (Circolo Bergman)
Alle 17.30, tra il primo e il secondo turno di m o n u m e n t a, si terrà un talk con Lisa Parola, autrice del saggio edito da Einaudi (2022) Giù i monumenti? Una questione aperta: “Oggi più che mai abbiamo cambiato il modo di guardare ai monumenti. Non più solo ricordo del passato ma anche informazione preziosa sul presente. Oggi i monumenti sono abbattuti, cancellati o modificati. È già accaduto molte volte nella storia e sempre durante svolte epocali, come per esempio gli anni della Rivoluzione francese o quelli della decomunistizzazione nell’Europa dell’Est. È quindi il momento giusto per provare a rispondere ad alcune domande cruciali: qual è il ruolo dei monumenti? Perché suscitano così tanto scalpore? Ed è giusto, talvolta, abbatterli? Una questione aperta, tra arte e democrazia”.
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Circolo Bergman si muove nel campo del teatro sperimentale, tra la creazione di un repertorio di drammaturgia contemporanea e la sperimentazione in area performativa, declinando nuovi formati di scrittura attraverso diversi medium, con un particolare interesse per progetti site-specific. Agisce in diversi territori, partendo dallo spettacolo dal vivo per abbracciare percorsi curatoriali, espositivi o editoriali. Il collettivo è composto da Paolo Giorgio, drammaturgo e regista, docente presso la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, Sarah Chiarcos, drammaturga e tecnico di palcoscenico attualmente presso l’ufficio di produzione del LAC di Lugano e Marcello Gori, musicista e sound designer, autore di musiche originali per diverse compagnie indipendenti italiane. Fra i lavori realizzati: Werther, o dell’assoluto (Teatro i, 2014); Fondamenta (Teatro Ringhiera, 2015); La cosa peggiore che possa capitare a un cane (Festival Mixité, 2015); Calcografia (Teatro i, 2016); Macinante (Pergine Festival, 2016); Via San Pietro 4 (Pergine Festival, 2017); Stanze (Pergine Festival, 2018); Bilderatlas (Zona K, 2019); Wabi (Fondazione Pietro e Alberto Rossini, 2021). Nel 2019 ha realizzato Décade, Città possibili, progetto speciale per le strade della città di L’Aquila in occasione del decennale del terremoto (produzione Arti e Spettacolo).
Lisa Parola, storica dell’arte, ha curato progetti di arte pubblica, mostre, campagne fotografiche, workshop e conferenze promuovendo la relazione tra arte, territorio e cittadinanza. È socia fondatrice di a.titolo: un’organizzazione non profit attiva dal 1997 con lo scopo di indagare e sperimentare le potenzialità dell’arte contemporanea nell’ambito della sfera pubblica e sociale. È stata tra i consulenti culturali per la candidatura di Matera Capitale della Cultura 2019. Negli anni ha inoltre collaborato con istituzioni quali la Fondazione Sardi per l’Arte, la Fondazione Merz e l’Università di Torino.